Lara. L'ultima valchiria
Questo romanzo, o saggio se si vuole, è basato su alcuni fatti veri, dai quali l'autore ha tratto lo spunto per sviluppare una trama tragica che tocca problemi esistenziali, la santità della famiglia e del matrimonio, l'ancoraggio degli uomini alla religione, la formazione di consenso universale che, sia per considerazioni etiche, sia per salvaguardia della sopravvivenza dell'uomo sul Pianeta, impedisca l'avanzamento della scienza in territorio vietato. L'autore descrive la vita, misteriosa e bella prima ancora che originale e ardita, di Lara e Helmuth, gli sfortunati protagonisti del racconto. È un romanzo sull'amore, sulla vocazione che ciascun essere che nasce in questo mondo sente per la vita, e che ciascuno interpreta a modo suo (non potrebbe essere altrimenti). Un cerchio che si chiude inesorabilmente, perché di vocazione si vive una sola. Il racconto inizia con la storia d'amore di Helmuth e Lara, un amore impossibile, eppure vivo e vero, prigioniero della incapacità di comprensione e coscienza, e si conclude con il dolore infinito della dipartita di uno dei protagonisti. L'autore descrive le contraddizioni reali e apparenti, le incomprensioni e il disincanto, che rendono il romanzo vero, e che rappresentano la tensione di cui il lettore ha bisogno, la suspense che è a tal punto reale che il lettore non riesce a sapere come sia veramente finita. L'autore racconta, ma non spiega, la parabola di questo amore irrealizzabile, abusato, più reale degli stessi protagonisti. La montagna è l'allegorico palcoscenico. La storia d'amore di Lara e Helmuth si svolge come ardita scalata, esposta a insidie e trabocchetti, sofferta passo per passo, e si conclude con un passo sbagliato che fa perdere l'appiglio agli ardimentosi alpinisti, facendoli volare dalla parete.
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