Un continuo essere alunni. Un'esperienza pedagogica e comunitaria senza confini
Nel 1965 don Paolo Tonucci andò come missionario ed educatore nella zona di Salvador de Bahia, in Brasile, pensando di portare verità e aiuto a persone in difficoltà . Fu profondamente cambiato da quel viaggio, così come quel mondo lontano cambiò nell'incontro con lui. Molti anni dopo, una scrittrice e una psicoanalista si imbattono nei suoi scritti dell'epoca e capiscono che quell'esperienza non è esaurita e può ancora essere una fonte di rinnovamento esistenziale. Attraverso la narrazione di fatti e personaggi legati alla comunità fondata da don Paolo, arricchita da approfondimenti analitici, Paola Turroni e Cristiana Santini portano alla luce un modo umanizzante di intendere l'educazione, in grado di proporre sorprese e suscitare un inatteso stupore. Esattamente il contrario dell'educazione che il grande pedagogista brasiliano Paulo Freire definiva «bancaria, [.. .] per la quale il processo educativo è un atto di continuo deposito di contenuti». Come sottolinea Andrea Canevaro nella prefazione, «l'educazione umanizzante viceversa cerca la tracciabilità , la filiera che permette di ricevere, elaborare, trasmettere. Don Paolo Tonucci voleva raggiungere l'altro dove era, per poi sfidarlo e portarlo a diventare un soggetto che sa, che vuole, che può. È la sfida del limite che richiede come elemento di partenza un elemento che può sembrare scontato: la credibilità del soggetto che assume compiti educativi. Essa è data dal fatto che egli non educa l'altro, ma educa sé stesso. Educando sé stesso educa l'altro. Educarsi per educare».