Meglio l'assenza
L'esordio letterario di Edurne Portela è un romanzo di formazione forte, sensibile, a tratti crudele, in cui il dramma personale e famigliare si mescola a quello di una società appena uscita da decenni di dittatura. «Meglio l'assenza è un romanzo eccellente, che indaga il conflitto tra genitori e figli, in quell'universo così delicato che è la famiglia, in un ambiente di asfissia politica, dove il bisogno di libertà è tanto importante quanto il bisogno di parlare e di dare espressione ad ogni piega dell'anima» - TuttoLibri «La scrittrice Edurne Portela racconta il silenzio, la paura e la violenza negli occhi di una bambina che diventa adulta. E da voce alle colpe mai dette» - Bruno Arpaia, Il Venerdì Crescere implica sempre una certa forma di violenza, contro sé stessi o contro chi vuole imporre la propria autorità. Se poi si vive nei Paesi Baschi negli anni '80 e '90, in mezzo a eroina, disoccupazione e disastri ecologici, quando in strada sibilano i proiettili di gomma, l'aria è avvelenata dai gas lacrimogeni e i muri sono ricoperti di slogan e minacce, la violenza non è un problema solo personale. Amaia è la più piccola di quattro fratelli e ci racconta questa realtà brutale attraverso il suo sguardo di bambina prima e di adolescente poi, permettendoci di condividere le sue paure, le sue perplessità, la sua rabbia di fronte a un padre che sa solo ferire, a una madre che si nasconde e a tre fratelli che, come lei, cercano solo di cavarsela in qualche modo. Ma Amaia è anche la donna che anni dopo ritorna nel suo paese natale per fare i conti con un passato irrisolto, perché nessuno può sfuggire all'ambiente in cui è cresciuto e alla famiglia che gli è toccata in sorte, e accettarli è l'unico modo per sopravvivere.