Nel cuore dello scorpione. Non ci sono pallottole d’argento per un sassofonista jazz
Regina ballava ed era un sogno, un incanto, il paradiso perduto, l’unico che mi sarebbe stato probabilmente concesso in questa esistenza sospesa. L’avevo cercata in tutte le vite dimenticando ogni volta che lei apparteneva soltanto a sé stessa. La sera in cui l’avevo rivista, in quell’autunno beffardo, la mano prese a tremarmi proprio come allora. Era ancora la mia sordida dominatrice, tessitrice di inganni malinconici, donna crudele che tormentava le mie notti, rendeva interminabili i miei giorni e avvelenava i miei ricordi. Il tempo non l’aveva cambiata. E come poteva, il tempo, averla vinta su di lei? Era una tigre in trappola, in quella notte senza fine a cui l’avevo condannata.
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