Mia sconosciuta
Libro candidato da Paolo Cognetti al Premio Strega 2021Il suo sorriso si accendeva di una luce vitale, dolce, eppure ambigua, spietata. Non la si sarebbe mai incontrata a un pranzo di nozze o a un veglione di capodanno; li considerava inutili convenzioni sociali, consuetudini prive di senso. È lei - figlia ribelle della migliore borghesia - la sorprendente protagonista di questa storia vera, che ci appare come in un gioco di specchi di fronte all'autore, suo unico figlio, suo unico amore. Si entra così in una tensione emotiva che per propria natura dovrebbe essere asimmetrica - come lo è l'amore tra una madre e il suo bambino - ma che si rivelerà via via sempre più intrecciata e senza ruoli. La passione per i ghiacciai, per gli alberi pionieri, per la grande montagna, per la vita in due, incessantemente in due, accompagnati dalle note del repertorio pianistico che questa donna senza freni suona fino a notte fonda. I ricordi si allineano riempiendo un mondo speciale e perciò carico di nostalgie. L'insospettabile vita a Courmayeur durante la guerra; l'unione clandestina con Edi Consolo, mitico agente segreto della Resistenza; le notti senza luci della Milano della Ricostruzione, al bar Jamaica, con le avanguardie e i circoli dell'antiaccademia. Tutto filtrato da una critica laica, da uno sguardo che milita contro ogni forma di retorica e di presunta purezza. Infine, alla soglia della morte, il gravoso passaggio del testimone di una madre che non vuole vedere il suo mondo e i suoi insegnamenti dissolversi con lei.Proposto da Paolo Cognetti al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione: «Vorrei candidare al Premio Strega 2021 il libro Mia sconosciuta di Marco Albino Ferrari (Ponte alle Grazie), ritratto di una donna eccentrica, libera, triste, innamorata della musica e della montagna, che a quarant’anni sceglie di avere un figlio e di crescerlo da sola, allontanandosi dal mondo benestante da cui proviene. Ne nasce un rapporto strettissimo di cui la montagna, il Monte Bianco in particolare, diventa il teatro, un’educazione impartita nei bivacchi sul ghiacciaio così come al pianoforte degli hotel di Courmayeur, e un lascito – la propria storia – che il figlio lentamente ricompone. Diventerà alpinista e scrittore, Marco Albino Ferrari, e scriverà moltissimi libri su altri uomini e sulle loro imprese, prima di arrivare a questo che di tutti è il più intimo e il più bello: un libro di montagna che raggiunge la cima del genere aprendosi ai vasti orizzonti della letteratura.»