Miraggi. Liriche musicali
Se per alcuni il confine tra poesia e canzoni d'autore è labile, ciò vale ancora meno per questa raccolta dove i Miraggi sono già testi nati per essere musicati perché, come dice lo stesso Panicucci: il soffio poetico è invisibile e circola dove vuole. E qui circola, in un'alternanza di chiaroscuri, tra solitudini e solarità, in una dimensione contemplativa, a tratti spirituale, in continuo dialogo con i classici e le tradizioni, se pure in cerca di una modernità forgiata dalle domande universali dell'uomo. Scevra dai tecnicismi, se non quelli legati all'uso delle assonanze e delle reiterazioni, questa poesia trova il suo nucleo fondante nella ricerca di un rapporto armonioso con la natura, nell'idea che ancora sia possibile salvarsi attraverso l'arte, nella convinzione che dall'opera di grandi maestri, quali Leopardi e Dante, si possa attingere per la rivelazione di quei misteri legati alla filosofia poetica, su cui continuare a riflettere se il sole e la luna non ci negano la loro voce, se il poeta non smette di essere testimone del suo tempo e di cantare: Ora al viandante che di qui passasse, forse/apparirebbe l'ombra del poeta che un tempo/sorrideva e poi si perse nella selva oscura/dell'inquietudine...
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