Infanticidio. Violenza in una comunità di confine (sec. XVII)
Il ritrovamento del corpo di una neonata dà il via alle indagini della Corte vescovile di Teramo. L'anno è il 1653. La Controriforma viene applicata da alcuni decenni. I roghi delle streghe si sono spenti in Italia, ma le donne di bassa condizione sociale continuano a essere perseguite per un altro crimine tipicamente femminile: l'infanticidio. Proprio le indagini del 1653 consentono di indagare la vita di una donna: una vedova di ventisei anni. Con i metodi della microstoria, il libro segue numerosi altri personaggi che condividono con questa giovane una pesante quotidianità: la neonata che mette al mondo, forse uccisa, forse abbandonata senza essere battezzata, il padre di quest'ultima, figlio di un notaio, protetto dalla sua condizione sociale. Questi personaggi si muovono sullo sfondo di una comunità dominata da rigidi rapporti di potere, percorsa da violenza e prevaricazione, incattivita da carestie ed epidemie. I verbali del tribunale trascrivono questa storia, usando gli strumenti che gli sono propri: interrogatori, indagini, perizie. La tortura è l'ultimo atto a cui fa ricorso pur di accertare la verità.
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