Ho giocato tre numeri al lotto
Aurora, nata della Camera, poi van Houten grazie alle seconde nozze con Pieter van Houten, in arte Peter van Wood, non ha vissuto una sola vita. Pupilla d'una famiglia aristocratica, con un padre fervido seguace del Duce e podestà. Studentessa in Legge dell'università partenopea '"Federico II" popolata, per il resto, solo da maschi. Ladra - sì, ladra - in viaggio di nozze, complice del suo giovane sposo, animatrice tra wagon lit e casinò di un copione che Alfred Hitchcock avrebbe volentieri portato sullo schermo. Organizzatrice per la Rai delle prime selezioni per il festival di Sanremo, quindi arbitra della colonna sonora che accompagnava per dodici mesi l'Italia canterina. Chef di razza. Disegnatrice, per Tiffany e Van Cleef, di gioielli finiti alle dita e al collo di principesse monegasche e di mogli di sceicchi sauditi. Donna dai costumi - anche sessuali - che anticipavano un paio di generazioni. È Aurora stessa, in queste pagine, a parlare di sé come d'una Moll Flanders...
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