Contratti derivati ed enti locali. Una storia senza lieto fine
Nel corso degli scorsi decenni, le amministrazioni territoriali italiane hanno sottoscritto migliaia di contratti derivati con banche e società di investimento per svariate centinaia di milioni di Euro. Molte di queste operazioni si sono rivelate completamente in perdita per gli enti pubblici, i quali hanno allora provato a contestare giudizialmente la legittimità delle stesse e il comportamento degli intermediari. Ne è sorto un contenzioso che ha destato scalpore in buona parte dell'opinione pubblica e che ha svelato pratiche in molti casi scorrette tenute da tutti gli attori coinvolti, nonché un quadro legislativo spesso frammentario. Neppure la giurisprudenza ha mostrato quell'uniformità di vedute che lecitamente ci si dovrebbe aspettare dagli organi giudicanti. È pertanto dovuta intervenire di recente la Cassazione a Sezioni Unite, la quale ha tentato di dirimere molte delle questioni aperte (il concetto di mark to market, il ruolo dell'upfront nelle rinegoziazioni, la tematica delle commissioni implicite, ecc.). Ma, alla luce anche di quest'ultimo intervento, può dirsi definitivamente chiarito ogni aspetto legato ai derivati sottoscritti dagli enti pubblici italiani?