Le cicogne sono immortali
Le cicogne sono immortali è il romanzo più politico di Mabanckou, quello in cui l’universo famigliare si allarga rapidamente fino a diventare un affresco del colonialismo, della decolonizzazione e dei vicoli ciechi del continente africano, di cui il Congo è una potente e dolorosa metafora. «Michael racconta con leggerezza le sorti una famiglia africana nel momento in cui si scontra con la grande Storia. Un testo autobiografico e un romanzo storico allo stesso tempo» - La Lettura «Alain Mabanckou riprende il suo alter ego, Michel, per raccontare attraverso l'ingenuo adolescente i mali del colonialismo e del socialismo africano, la corruzione, l'ipocrisia. Aiutandosi con una massiccia dose di ironia» - Brunella Schisa, il Venerdì «Nel romanzo “Le cicogne sono immortali”Alain Mabanckou racconta un momento cruciale della sua terra attraverso gli occhi di Michel, un ragazzino di nove anni. Affresco storico politico di un paese tra colonialismo e post colonialismo» - Robinson Continuazione ideale di Domani avrò vent’anni, Le cicogne sono immortali ci riporta nella Pointe-Noire di fine anni Settanta, in tre giorni cruciali nella storia del Congo-Brazzaville. Ritroviamo Michel, il piccolo sognatore, oggi un ragazzino di tredici anni con la testa sempre tra le nuvole; papà Roger, attaccato ventiquattro ore su ventiquattro alla radio per ascoltare le ultime notizie dal mondo; mamma Pauline, la venditrice di caschi di banane, forte, impavida; insieme a una spassosa carrellata di personaggi. Non mancano i cinema Rex e Duo, che trasmettono sempre i soliti film, il quartiere Trois-Cent, quello delle prostitute, e tutti i luoghi cari alla memoria di Mabanckou e dei suoi lettori. I tre giorni in cui si svolge la vicenda sono appunto giornate cruciali: il presidente Marien Ngouabi, capo della rivoluzione socialista congolese, è appena stato assassinato e la gente segue con apprensione l’evolversi degli eventi. Tre giorni che cambieranno la vita del protagonista. Ed è proprio attraverso le parole piene di ingenuità di Michel che Mabanckou torna a raccontare, con il consueto umorismo e il gusto per il grottesco, il proprio paese, con tutte le sue contraddizioni ma anche la sua bellezza nostalgica.