Rue de Berne, numero 39
Dipita ci racconta la sua storia personale, quella di un giovane immigrato di seconda generazione che a poco a poco prende coscienza della propria omosessualità ed è costretto a fare i conti, in un tumulto di incontri stupefacenti, con una doppia diversità. «Lo scrittore nato in Camerun racconta con umorismo una storia di prostituzione e omosessualità» - il Venerdì di Repubblica «Lobe ha la capacità di far ridere con le cose tristi. Molto tristi. Senza caricaturizzarle, senza snaturarle, mantenendo un equilibrio etereo tra comicità e tragedia» - Il Sole 24 Ore «Il linguaggio immaginoso di Dipita, incastonato di parole bantu, la sua visione ingenua e scaltra del mondo, il suo senso del pittoresco, la sua buona volontà: tutti questi elementi si fondano in una storia generosa e promettente» - Internazionale Dipita è cresciuto in Rue de Berne, nel cuore del quartiere a luci rosse di Ginevra, accudito da una combriccola wolowoss, lucciole affettuose e pettegole che gli insegnano come stare al mondo e difendersi da spacciatori, «mariti di professione» e venditori di kebab. Ora che è rinchiuso nel carcere di Champ-Dollon, e ha tempo per riflettere sulla propria vita, il ragazzo decide di ricostruire le tappe del viaggio che ha condotto la sua famiglia da un piccolo villaggio del Camerun alla ricca metropoli elvetica: a partire dalle disavventure di sua madre Mbila, introdotta a sedici anni nel giro della prostituzione dopo essere sbarcata in Europa in compagnia di trafficanti e ballerine di bikutsi. Un destino, quello di Mbila, propiziato dal fratello Démoney, ex funzionario pubblico che ha investito tutto quello che aveva per far partire la sorella, da lui cresciuta come fosse una figlia, e salvare la famiglia dalla miseria.