Sogni di Mevlidò
Romanzo di amore e morte, o meglio di amore e di azzeramento della morte, Sogni di Mevlidò è un libro sontuoso che dispiega l'intero armamentario visivo del Volodine più «dark» e che regala pagine di uno spettacolare onirismo degno di Max Ernst. «Volodine, di libro in libro, ha immaginato un’intera letteratura post esotica, la quale include i suoi lavori e quelli dei suoi eteronimi, ed esiste all’interno del mondo in cui questi sono ambientati» - Vanni Santoni, La Lettura «Questo libro di Volodine, virtuoso della catastrofe, risuona come una risata nel bel mezzo del disastro. Senza dubbio perché è prima di tutto un vero romanzo d'amore» – Le Monde Mevlidò è un poliziotto alla sbando incaricato dagli Organi, le supreme Autorità, di infiltrarsi tra gli abitanti di un immenso ghetto urbano, Pollaio Quattro, per studiarne le abitudini e prevenire le azioni criminose. I rapporti estremamente ambigui del poliziotto con gli abitanti del ghetto, la sua pericolosa deriva psichica verso stati di non-vita e di sub-morte, il suo latente doppiogioco, lo rendono sospetto agli Organi ma anche ai derelitti che dovrebbe controllare. Le atmosfere notturne, il caldo tropicale, la presenza asfissiante degli insetti e degli uccelli, la delazione, gli interrogatori, i ricordi, l'esplosione dello spazio-tempo sono, accanto all'investigatore, i veri protagonisti del racconto: Mevlidò è l'antieroe volodiniano per eccellenza, sorta di Untermensch ossessionato da questioni etico-amorose, punto di passaggio tra sotto e sovra-mondi, tra umani e animali, tra luce e ombra.
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