Isola-ti
Il libro nasce dalla scrittura notturna e indigesta di tutte le storie con le quali l'autore si è scontrato come infermiere di rianimazione ai tempi del Covid-19. In primo luogo, la scrittura nasce dal desiderio impellente di non dimenticare, di dare voce a chi non ne ha, di svuotare l'animo dal peso del ricordo e, solo dopo, poter raccontare, a quanti vorranno leggere, tutto ciò che l'isolamento ha privato alla dignità dell'uomo di comunicare, in uno dei momenti più difficili della storia di tutti noi. L'intento principale è quello di restituire la voce, ma soprattutto di restituire un rito, quello puro e semplice dell'abbandono, della resa, del commiato. Un rito radicato nel nostro essere, che purtroppo ci è stato tolto: il rito del saluto, l'ultimo, il primo. Il rito del contatto: fisico, mentale, tattile, tutto ciò che rende l'unione fra due corpi una virgola in una frase ricolma di parole. Sono storie vere, nate dal vissuto di un giovane infermiere in una Milano dilaniata, che viene tolto dalle proprie quotidiane attività per confrontarsi con un nuovo nemico invisibile. Abbandona i propri panni, per indossare una insopportabile tuta bianca, per scontrarsi ogni giorno, senza sosta e con poco riposo, con lo strazio della condizione umana, ridotta in brandelli dalla malattia e dall'assenza di ciò che ci rende umani: le persone che amiamo. Isolati è la storia di una malattia ma in fondo è la storia di ognuno di noi, che troppo spesso abbiamo bisogno di una catastrofe per ricordarci di vivere appieno ogni momento o di non dare per scontato quello che proviamo o le persone che amiamo. Diciassette storie di solitudine e amore, storie delle persone che più hanno toccato la sua anima, ma in definitiva ha raccontato la storia di milioni di persone che non ci sono più e che nonostante tutto, ci saranno per sempre.
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