Il moro di Firenze
Quando in una sera di inizio Quattrocento rientra nella sua casa di Santo Spirito, Filippo Bargelli, ricco mercante fiorentino consacrato solo al proprio lavoro, non si può immaginare che la storia stia per travolgerlo. Storia che nel suo caso ha le sembianze di un giovane moro venuto dalla Spagna, Asmodeo, che bussa alla sua porta per parlare di affari. Nella Firenze dello splendore, degli intrighi e della finanza, si dipanano i mille colpi di scena di un racconto seducente. La sulfurea volontà di Asmodeo, sostenuta dai denari di Filippo, si insinua irresistibile nelle pieghe della società fiorentina, stretta tra le rapacità dei mercanti, gli opportunismi dei politici e le ipocrisie degli ecclesiastici. È l'alba di un mondo tutto nuovo. La modernità della finanza spregiudicata sbaraglia il vecchio sistema economico di matrice feudale, spazzando via vecchi poteri e consegnando gli allori della gloria a chi è più scaltro, dinamico e spietato. Asmodeo matura un enorme potere, e regala alla città che lo ha ospitato un lustro che sarà eterno. Ma il caso è sempre pronto a stravolgere le carte in tavola. E poi i fiorentini, si sa, ne sanno una anche più del diavolo. Giacché è vero che la storia in un modo o nell'altro viene sempre scritta dai vincitori, è suggestivo immaginare che non tutto nel passato sia poi andato proprio nel modo che a noi posteri è stato narrato. E che in fondo, non tutto ciò che gli uomini credono di controllare, oggi come ieri, sia davvero nelle loro mani...
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