Rime spente
La silloge prende il titolo da un verso della lirica "La tela del pittore" che ha segnato uno snodo importante nell'attività letteraria di Alessio Romanini. L'obiettivo è quello di suggerire, di riflettere lasciando a ognuno la libertà di comporre la propria tela emozionale. Meditazioni che si inverano nelle suggestive descrizioni della natura. Tema molto caro al poeta. In Romanini esiste uno stretto legame tra poesia (sperimentazione formale) ed esperienza biografica. Infatti, le liriche che compongono la silloge fissano frammenti di vita in versi: paesaggi, luci, ricordi e mondi spirituali. Riannodando i fili di viaggi giovanili, di paure e desideri di quell'età di passaggio, Romanini sperimenta stili e scritture per costruirsi un'identità di uomo e di poeta. Stretto tra questi due estremi, la consapevolezza di una resa e la speranza di un varco, l'itinerario in versi di cui le parole segnano le tappe progressive. Finché l'esperienza si fonde e confonde in una mappa autobiografica che indaga i legami sotterranei fra le generazioni e le epoche, interrogandosi su come si formano le linee di un destino. Una apparente semplicità di linguaggio e un'immediatezza di immagini capaci di parlare alla mente e al cuore di tutti sono senza dubbio uno dei punti di forza della silloge che sa rivelare le proprie diverse e sotterranee anime con generosità di intento.
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