La scacchiera sospesa
La morte di un figlio è un buco nero che inghiotte il tempo. Un dolore dal quale non ci si riprende mai, una ferita che non si chiude. È così anche per i genitori di Sauro De Guidi, trovato impiccato nella sua casa. Le indagini della procura di Mantova, sebbene mettano in evidenza alcuni dettagli atipici, fanno propendere gli inquirenti per un suicidio poiché il giovane lascia una lettera di addio indirizzata alla figlia. Ma il padre, Antonio, non ci sta e sollecita con insistenza, ricorrendo anche a sit-in davanti gli uffici della stessa procura che il caso non venga chiuso. Né il commissario incaricato né il gip però hanno dubbi, così la morte del giovane è non solo archiviata come suicidio ma si lascia intendere che Sauro potrebbe essersi risolto a tale decisione anche a causa di carenza d'affetto da parte dei genitori. Cinque anni dopo, Antonio strappa un colloquio con il nuovo capo della sezione giudiziaria, il commissario Roberto Pilati, e lo convince a riaprire il caso. Il commissario, a capo di una squadra affiatata, è intenzionato a rispondere all'unica domanda che conta per Antonio De Guidi: perché il figlio finalmente sereno, con una fidanzata di cui era innamorato, alla vigilia di intraprendere un nuovo lavoro si sarebbe tolto la vita? Bebo Rebuzzi dà vita a un romanzo sull'amore e sull'odio, sul dolore e sulla redenzione.
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