Il gioco dei tarocchi

Il gioco dei tarocchi

"Il gioco dei tarocchi", testo coltissimo quanto fantasioso, è contenuto nell'ottavo volume (1781) di "Monde primitif, analysé et comparé avec le monde moderne", monumentale opera di mitologia comparata scritta da Antoine Court de Gébelin, pastore protestante, massone ed erudito vicino agli illuministi. Senza questo piccolo saggio, quello che nel Settecento era un semplice gioco di carte non si sarebbe forse mai trasformato nella tecnica di divinazione più diffusa in Occidente. Lo studioso vi afferma infatti, perentoriamente e per la prima volta, l'ascendenza egizia dei tarocchi, proiettandone il concepimento nel passato più remoto. I tarocchi, e in particolaare i 22 Trionfi, sarebbero dunque ciò che rimane del mitico Libro di Toth, occultato nella forma di un mazzo di carte e portato in Europa dagli zingari. La disinvolta ricostruzione storica e le ardite allegorie di Court de Gébelin sarebbero state superate dalle ricerche successive, ma la mania egizianista del Secolo dei Lumi era un terreno fertile per simili teorie e, solo quattro anni dopo, l'occultista Etteilla avrebbe pubblicato il primo manuale di divinazione per mezzo dei tarocchi. Si spalancavano così le porte di un immaginario che non ha perso nulla del suo ambiguo fascino e, mentre guida le profezie dei cartomanti, continua a ispirare artisti e scrittori.
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