Un tempo in Cina. Ediz. illustrata
In quale Cina approdò Danilo De Marco, nel 1992? Gli storici contemporanei potranno raccontarci di un paese sull'orlo della sua grande trasformazione anti-gattopardesca: non cambiare nulla per cambiare tutto. Ma Danilo ci racconta di un operaio che dorme sui tondini di ferro, di un uomo che ride giocando con una matassa di filo, di due bambini che mostrano i loro giocattoli, di due contadine che tirano con tutte le loro forze un carro che non si vede, di un anziano viandante che stringe il pugno, di una donna che allatta al tavolino di una taverna. Danilo, lo conosciamo. Non è uno che fugge via dalla storia, anzi. È un idealista, l'utopista di un mondo senza padroni. Ma anche privo di ideologie che accecano. E lì, Danilo tende una mano, quasi con timidezza, e la sua mano, lo sappiamo, è sempre posata su una fotocamera, e allora porge quella, è la sua proposta di una relazione, e questa offerta, ingenua e trasparente, aggira la barriera del linguaggio e la distanza della cultura.
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