Dio è nato in esilio
Esiliato da Augusto ai confini orientali del nascente Impero Romano, Ovidio affida la propria amarezza alle pagine di un diario. Le Metamorfosi, il suo capolavoro, ha lasciato un vuoto nella coscienza, e gli dèi sembrano aver abbandonato il mondo. Ma proprio qui, nella terra dei Geti, il poeta coglie i primi bagliori di un nuovo culto e prepara il suo spirito a un ultimo, imprevisto cambiamento. Attraverso la figura di Ovidio - diviso tra la disillusione e il sarcasmo, il desiderio e la poesia - Horia tenta di elaborare l'angoscia dell'esilio a cui lo aveva costretto il regime comunista in Romania. L'intreccio di esperienza personale e dimensione letteraria rendono Dio è nato in esilio un'opera in cui la scrittura diventa testimonianza, il lirismo denuncia politica, e la singolarità di un'esistenza storica assume significato universale. Nel 1960 il libro vinse il Premio Goncourt, che Horia rifiutò in seguito a una campagna denigratoria orchestrata contro di lui dal governo romeno.