L' Italia: molti capitali, pochi capitalisti
Questo volume cerca di spiegare come l'Italia, partendo da condizioni di miseria al momento dell'unificazione del 1861, sia riuscita a risalire la china e a diventare una delle nazioni più ricche del mondo. La capacità di risparmio, frutto della paura di tornare poveri, ha giocato in questo «fenomeno» un ruolo rilevante. Partendo dall'epica di Ellis Island e delle angherie subite dagli emigrati italiani in terra straniera, il volume si addentra nelle viscere del capitalismo italiano, che ha visto sconfitte le grandi imprese private, spesso per incapacità manageriali, e al contempo ha scoperto, anche grazie a studiosi come Giorgio Fuà e Giacomo Becattini, la forza dei distretti industriali e delle medie imprese, il cosiddetto «quarto capitalismo», al cui interno le «multinazionali tascabili» sono andate senza timori reverenziali alla conquista dei mercati internazionali. Nota di Guido Roberto Vitale. Prefazione di Francesco Giavazzi.
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