San Trovaso. Guida storico-artistica alla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
Il santo a cui la chiesa è intitolata, San Trovaso, in realtà non esiste. Trovaso non è altro che la deformazione vernacolare e la riduzione fonetica dei nomi dei due santi gemelli e martiri milanesi, Gervasio e Protasio, ai quali la chiesa è dedicata. Le pessime condizioni della fabbrica, di antichissima origine (VIII o IX secolo), ed alcuni incendi e crolli, ultimo dei quali il 12 settembre 1583, determinarono la decisione di ricostruirla completamente, presumibilmente su progetto del Palladio, nel 1584. Risaltano in questo contesto edilizio le due facciate palladiane contrapposte pressoché identiche, dominate dalle grandi finestre termali, con doppio affaccio sul rio di Ognissanti e sul rio di San Trovaso; le stesse consentono gli ingressi sull'unica navata e sul transetto di destra. Secondo la tradizione questo doppio ingresso serviva per tenere separate le due fazioni rivali dei Castellani e dei Nicolotti quando si recavano contemporaneamente in chiesa, onde evitare lo scatenarsi di risse. La chiesa ospita importanti opere tra cui alcune tele di Jacopo e di Domenico Tintoretto, del Giambono, del Vicentino e due pale d'altare di Palma il Giovane. Nel campo su cui affaccia la chiesa si può osservare il caratteristico rialzo che serviva per contenere le casse di argilla usata per immagazzinare e filtrare l'acqua piovana per i pozzi di Venezia. Accanto alla chiesa si trova l'omonimo squero, uno degli ultimi rimasti a Venezia dove vengono costruite e riparate le gondole e altre tipiche imbarcazioni lagunari.
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