Globangolo fu il viro e accipiglioso. Venticinque poesie sull'incognita Covid
«Bastano pochi ma pungenti endecasillabi ad Angelo Pasquini per restituirci, in venticinque poesie, la sua visione sull'"incognita Covid". Venticinque componimenti, scritti tra l'aprile e l'agosto del 2020 e raccolti poi in questo libro (...) che, con il registro a lui più congeniale, cioè quello della satira e dell'umorismo, arrivano dritti là dove l'autore ci vuole portare» - Ilaria Zaffino, Robinson Inguantiti e incellofananti, incloudati nell'Internòt, immobili nelle città intanate, sempre in attesa di un portapacchio, incoviati e coviatori, abbiamo fatto esperienza di una realtà incomprensibile: fracanga, funestica e iellosa. Ci voleva un linguaggio inaudito per raccontare il mondo 'apparalito' dal Covid, il "viro accipiglioso" protagonista del libro e visualizzato in copertina dal segno di Luigi Serafini. E inauditi sono gli endecasillabi di queste venticinque poesie scritte tra l'aprile e l'agosto 2020: piccola commedia dantesca, satira irresistibile, ma anche una riflessione su come l'esperienza dell'inatteso deforma dall'interno il nostro modo di nominare, e quindi provare a comprendere, il reale. Tanto inconcepibile da diventare dicibile solo attraverso l'invenzione di una lingua extra-vagante, centrifuga, anti-convenzionale e spesso illegale, come annotato dall'erudito e pedante critico, il misterioso professor Puntigli, risentito commentatore dell'opera.