Il soggetto e l'educazione in Gramsci. Formazione dell'uomo e teoria della personalità
Per comprendere la "curvatura" che l'autore dei "Quaderni del carcere" imprime al marxismo è importante evidenziare le contaminazioni che Gramsci subì dalle avanguardie di inizio Novecento: dal Leonardo fiorentino alla "Voce" di Papini e Prezzolini, dalla "Critica" di Croce all'"Unità" di Salvemini. Già in una fase precoce della sua riflessione teorica emerge, proprio in forza di contaminazioni terminologiche da echi pragmatisti e vitalisti (James, Bergson e Sorel), un'attenzione alle questioni educative e, più in generale, alla formazione dell'uomo. Tale approccio permane anche nelle note carcerarie, intrecciandosi da un lato a una teoria della personalità incentrata su una lettura del Marx dell'"Ideologia tedesca" e delle "Tesi su Feuerbach" e quindi su una visione "storicizzata" dell'umano; dall'altro a una visione multiforme della personalità in cui gli elementi oggettivi e soggettivi cooperano in modo dialettico. Gramsci parla esplicitamente di struttura molecolare dell'individuo - che risente di echi pragmatisti, in particolare risalenti ai "Principi di psicologia" di James - confrontandosi con le forme assunte dall'industrializzazione di marca americana successive alla grande crisi del 1929. Gramsci indaga così l'impatto che la nuova cultura di massa standardizzata produce sui singoli in termini di scomposizione e "atomizzazione" dell'individuo-persona.