Adrestia

Adrestia

"Lieve suona il gong sospinge in avanti le ore soffiate via alle notti, Adrestia volta tra le braccia negli scintillii delle luci sui tetti d'un monte acceso". Giulia Romaniello è dotata di una penna che dà tumulto. Non sfugge la sua poesia al quotidiano flusso del tempo. Che, bello o brutto che sia, sta lì in continua e incessante evoluzione. Ora dissenso, a tratti sovvertimento, fra breve quiete, ebbene distensione. Il suo incedere di inchiostro ha l'andatura della mitologica Adrestia, la leggendaria, controversa, figlia greca, passata alla storia del mito per aver scortato in guerra suo padre, Ares, il dio dal quale, parafrasando le parole in versi dell'Iliade, Zeus invita a futura memoria di diffidarne sempre. Per via di quell'equilibrio in perenne sospensione temporale e spaziale che fa del bene e del male la misura, prima ed ultima, di un senno in continua battaglia interiore. E dove l'esteriore conta per dimensione di sostanza che sopraggiunge a forma.
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