Breve storia dell'alchimia. Dagli albori del pensiero junghiano: una sintesi storica
Nel problema delle origini dell'alchimia già si evidenzia il caos di leggende e allegorie esoteriche implicito nel fenomeno alchemico. L'etimologia viene in aiuto all'analisi storica. Il termine alchimia deriva plausibilmente dall'arabo "kimiya" ("pietra filosofale, alchimia", con agglutinazione dell'articolo al) per il tramite del greco chymeía ("mistione, mescola di vari liquidi"). La parola compare per la prima volta in Giulio Firmico Materno - autore siciliano del IV secolo, coevo di Costanzo II e Costante I - proprio ad indicare la pratica degli arabi volta a convertire i metalli vili in oro e a procurarsi il rimedio universale e il segreto della longevità. Di fatto, se per la cultura occidentale le radici dell'alchimia si fanno rimontare al mondo arabo - tramite e "importatore" della prisca sapientia egizia -, bisogna dire che già in testi vedici e buddhisti si trovano accenni a un non ben determinato succo hataka in grado di trasformare il bronzo in oro puro. Allo stesso modo, alcune leggende attesterebbero l'esistenza di pratiche alchemiche in Cina fin dal 4500 a.C., come è pure un dato incontrovertibile che il taoismo di Lao-Tse annovererà tra i suoi scopi un elisir di lunga vita.
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