Femmes
Con un ritmo intimo e deciso Frida, Camille, Artemisia e anche la madre più irragionevolmente sconosciuta, quella di Hitler, parlano finalmente in prima persona narrando, con voce nuova, storie di vittorie e di dolori, di amori e tradimenti. Un viaggio di quattro donne che hanno saputo cogliere e accogliere la sofferenza, plasmando il destino attraverso i colori della vita. “Conoscete la storia di Susanna e i due vecchioni? È bella vero? È stato il mio primo quadro. Anche a me due uomini cambiarono la vita: Orazio Gentileschi, mio padre, e Agostino Tassi, il mio stupratore. Pittori entrambi”. È così che comincia Femmes. Dipingendo il quadro di Artemisia Gentileschi, artista dalla forza straordinaria, segnata per tutta la vita dallo scandalo ma non per questo sconfitta. Le succede Camille Claudel, scultrice di talento inaudito, che si condannò al tormento da quando divenne l’amante del già famoso Rodin. Il terzo monologo spetta alla vitalità di Frida Kahlo, di cui si ricordano i dolori della sua vita gioiosa. E infine, una donna a cui si pensa poco, ma che crebbe con amore uno dei tiranni più terrificanti della storia. È Klara Pölzl, la madre di Hitler.
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