Pensiero economico e beni culturali
Non solo l'esplicitazione, ma addirittura l'individuazione dell'esistenza di legami funzionali fra le attività economiche e quelle artistiche ha molto tardato a far parte della strumentazione degli economisti, tanto quanto a lungo il legame è sembrato un non-senso in campo artistico. Eppure il comportamento economico e l'intero impianto culturale (non solo quello delle arti riconosciute) innervano tutte le età dell'uomo e tutte le società che le hanno accolte nel loro seno, dando luogo a teorie e discipline accademiche così come a comportamenti quotidiani. Nove anni fa una città dedicata al bello e agli affari come Firenze ce ne ha dato pubblica conoscenza ospitando una sorta di Stati Generali della cultura riuniti nell'ottobre 1999 per una conferenza dedicata a cultura e sviluppo sostenibile, che innalzava una orgogliosa insegna: "Culture counts, la cultura conta". Oggi in Italia, ma non solo, la cultura conta invece le sue ferite, originate dalla brusca riduzione delle disponibilità finanziarie che il settore pubblico mette a sua disposizione e dal rallentato decollo di quell'intervento privato, ritenuto ormai da tempo dietro l'angolo, ma che i mercati apprezzano con grande difficoltà e che comunque dipende in maniera consistente dalla generale congiuntura economica.
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