«A egregie cose». Studi sui «Sepolcri» di Ugo Foscolo
I "Sepolcri" di Ugo Foscolo sono un componimento di tersa complessità e di rara oltranza espressiva, una delle vette della tradizione poetica italiana. E uno straordinario documento di alta tensione etica e civile negli anni travolgenti dell'età napoleonica. Nei "Sepolcri" si esprime una fede laica nella necessità di un ordine umano d'affetti e d'istituzioni che al definitivo buio e silenzio della morte possa tenacemente opporsi. Al contempo trova voce la tensione lirica di una poesia legata in modo indissolubile alla concreta esperienza umana, la quale in essa si sublima non certo al fine di un acquietamento consolatorio ma in un'appassionata rivendicazione di dignità. Tutto ciò contribuisce a spiegare perché, ancora oggi, l'ascolto del carme non lasci indifferente chi vi presti orecchio attento e disponibile, procurando l'accensione di un'intima favilla di pensiero e d'emozione. I "Sepolcri" furono pubblicati la prima volta a Brescia nel 1807 perché qui Foscolo poté contare sui torchi di un editore davvero fuori dal comune, Nicolò Bettoni, e perché la Brescia neoclassica, negli anni a cavaliere tra Sette e Ottocento, conobbe un periodo di straordinario rigoglio culturale, tale da far ruotare nella sua orbita anche altri titani dell'epoca, da Vincenzo Monti al giovane Alessandro Manzoni.
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