L'arte del film
Pubblicato nel 1915, e ristampato in edizione accresciuta nel 1922, "L'arte del film" è il primo libro di teoria del cinema uscito negli Stati Uniti. E' significativo che a scriverlo sia stato un poeta, un visionario. Più che una teoria organica, Lindsay ci offre una trattazione immaginosa, costellata di riferimenti curiosamente tradizionali - religiosi, poetici, artistici - ma anche ricca di profonde intuizioni sulla natura del cinema e sull'intimo legame tra il cinema e i miti fondatori della civiltà americana. Le parti più significative del libro riguardano la classificazione dei generi cinematografici sulla base degli ingredienti essenziali che ne hanno decretato la fortuna: azione, sentimento, magnificenza, e il confronto con pittura, scultura, architettura e danza. Ne deriva un'idea di cinema come arte figurativa, accompagnata però dalla coscienza che il movimento ha la capacità di mutare quelle arti cui il cinema viene di volta in volta assimilato. Le folgoranti intuizioni di Lindsay sul valore del primo piano e sulle capacità del cinema di cogliere i dati più espressivi del paesaggio naturale e urbano anticipano i teorici francesi della fotogenia. E un capitolo, tra i più citati, sui rapporti tra cinema e ideogrammi ("writing-picture") presenta parentele con le successive teorizzazioni formaliste e con tematiche che diventeranno centrali nella riflessione teorica di S.M. Ejzenstejn. Questo libro rivela un'intima affinità con l'opera di D.W Griffith che, al pari di Anita Loos e Douglas Fairbanks, fu un estimatore delle riflessioni teoriche di Lindsay.
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