Poemetti sacri (1627-1628)
I "Poemetti sacri" di Chiabrera si inscrivono in una lunga parabola compositiva, dal 1593 circa agli anni Venti del Seicento, costituendo un esercizio costante intorno alla varietà metrica (l'endecasillabo sciolto, le selve, l'ottava, la terzina) e intorno alla possibilità di narrare in versi le sacre storie derivate dai libri della Bibbia secondo moduli epico-didascalici e poi innografici che accolgono ampie tessere patetiche ed ecfrastiche, citando modelli antichi (Omero, Virgilio) e moderni (Ariosto, Aretino, Tasso, Ronsard e i poeti della Pléiade). La creazione di eroi ed eroine a tutto tondo (David, Maria Maddalena, Giuditta, Micol, il Battista, le Sante Agnese e Margherita, San Carlo Borromeo) e di vivaci personificazioni del Male (Erodiade, Erode, i cinque tiranni, Oloferne, Golia) è funzionale in Chiabrera a una poesia di diletto e di utilità morale, ricca di exempla già tradizionali nella cultura figurativa del tempo, e in linea con i moniti della Chiesa controriformista ai quali il poeta è sensibile quanto ai dettami della Diva Urania che lo invita a narrare col canto.
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