Buio di notte (Il)
Esemplarmente paradossale, la vicenda che Giampaolo Rugarli racconta in questo romanzo offre un grottesco spaccato della società italiana all'inizio del secolo nuovo, quando tutti i valori che hanno regolato le relazioni tra gli uomini sono stati irrisi e travolti dall'ansia della trasgressione, dal desiderio di una libertà sfrenata, della ricerca di un benessere e di un piacere egoisti e immediati. Nell'impazzimento generale, politici e finanzieri truccano le carte, la giustizia se ne va a pezzi, uno scienziato cerca il vaccino contro la morte, due gentildonne (ciascuna per proprio conto) si abbandonano a una sessualità distorta, mentre una servetta si suicida per amore, un Vescovo, poco vocato alla santità, si interroga sulla sua missione, quando la fede adoperi l'aldilà in funzione del potere sull'aldiquà. I dolci ricordi e i sogni a occhi aperti - simboleggiati da Luisa, magica fatata suonatrice d'arpa - possono lenire alcune asperità del reale ma non servono per stabilire una rotta. La tentazione di cedere rassegnati, riconoscendo che il caos l'ha avuta vinta e non c'è più niente da fare, serpeggia insinuante, ma basta la scelta di mettersi a raccontare per dover riordinare gli accadimenti e le memorie, le versioni e le fonti. Il disastro della deriva in cui siamo è scandito in sembiante di romanzo giallo, con morti, assassini e mandanti: i singoli colpevoli devono pur esserci e si tratta di individuarli, come puntualmente accade. Restano le responsabilità di un mondo che sembra respingere qualsiasi cambiamento, qualsiasi redenzione. Nonostante tutto, nonostante cioè che istituzioni laiche e devote, che ministri di Chiesa e di Stato abbiano completamente perso ogni senso della misura e forse persino il ben dell'intelletto, la speranza che un Dio misericordioso alla fin fine dia un senso alle cose prova a resistere a tutti gli assalti, anche di chi dovrebbe esserne il testimone in terra.
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