Il caso Montesi. Sesso, potere e morte nell'Italia degli anni '50

Il caso Montesi. Sesso, potere e morte nell'Italia degli anni '50

Si dice "caso Montesi" e gli italiani sanno subito di che cosa si parla: il giallo irrisolto di quella ragazza, Wilma Montesi, scomparsa da casa nel centro di Roma e ritrovata cadavere su una spiaggia del litorale tre giorni dopo. Ma il caso va molto al di là del mistero di una giovane affogata nell'aprile 1953. C'entra la politica, che si impadronisce dell'episodio e lo utilizza come arma impropria in vista delle convulse elezioni di quell'anno. È un capitolo importante nella storia del giornalismo: dopo vent'anni di regime fascista, gli italiani scoprono la forza del quarto potere. Segna l'irrompere sulla scena pubblica di nuovi protagonisti, figure destinate a durare: un giudice ambizioso che mette in crisi un governo; una testimone incontrollabile che fa tremare i potenti; un astuto colonnello dei carabinieri che regola alcuni conti con i cugini poliziotti; un gesuita che intesse trame con mezza Dc. Eppure il caso Montesi è molto di più. E' un fenomeno di costume, un vorticoso impazzare di pettegolezzi, un folle gioco di dietrologie, l'uso politico della giustizia, l'irrompere del morboso nei timorati anni Cinquanta. Morte, sesso, droga, gioco d'azzardo: d'improvviso i vizi dell'alta borghesia e le debolezze dell'aristocrazia diventano ghiotti materiali per la stampa. Cade un capo della polizia. Il ministro degli Esteri, Attilio Piccioni, è costretto alle dimissioni il giorno che gli arrestano il figlio, "colpevole" soprattutto di suonare il jazz. Mario Scelba, il presidente del Consiglio, inflessibile nemico del Pci e politico prediletto di don Sturzo, ne esce irrimediabilmente azzoppato. Trionfa Fanfani. Nasce la Prima Repubblica. E per la morte di Wilma non si scoprirà mai un colpevole.
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