Fiabe sgarrupate
"E vissero felici e contenti": le fiabe classiche hanno sempre un lieto fine. E però, prima che il buono trovi la sua ricompensa, il brutto diventi bello, il povero ricco, e così via, bisogna passare tra avversità e sfortune...! E anche il lettore deve pagare il suo 'scotto', dovendo spesso fare i conti con la paura, la truculenza e l'orrore. Prima di giungere al riscatto, è sempre necessario pagare un pedaggio salato. A D'Orta questo dispiace. Con buona pace dei vari Andersen, Grimm, Perrault, 'rivisita' i loro racconti, li sfronda dell'elemento 'gotico' (caratteristico di molta letteratura nordica) e fa loro un'iniezione di umorismo. Alla favola cambia, per così dire, i connotati. Lo scopo di questa riscrittura è il sorriso, perciò non solo il 'lieto fine' ma la letizia come fine. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Come ogni umorista che si rispetti, D'Orta vorrebbe che il riso abbondasse non solo sulla bocca degli sciocchi ma anche su quella dei suoi lettori, convinto com'è che "la risata aiuta a sdrammatizzare, a uscire dalla prigione delle tensioni nevrotiche". Un modo, anche questo, per ridimensionare i problemi (meno seri) della vita.
Momentaneamente non ordinabile