Giorgio e io. Un grande amore nella Trieste del primo '900
Una ragazza della piccola borghesia ebraico-triestina, Annetta Curiel, incontra un uomo affascinante, filosofo e mercante, geniale e coraggioso, ottimista e volubile, di sedici anni più grande di lei, Giorgio Fano, già sposato, con due figli. Anna Curiel Fano è stata la fedele compagna e collaboratrice del filosofo e scrittore Giorgio Fano che sposò nel 1931. Ha scritto numerosi racconti, alcuni dei quali comparsi su giornali e riviste, il libretto autobiografico "Noi ebrei" e una commedia intitolata "Vittoria". "'Ti te ricordi quando che te lavavo i zinòci - con la scartà za?' Questa era la frase che mi ripeteva tante volte, anche da adulto, con affetto e con un pizzico di nostalgia. Figlia della sorella di mia bisnonna dopo la morte di questa, era una singolare zia (ma coetanea) di mia madre. Per me era semplicemente "Annetta", una stretta familiare, un po' zia e un po' seconda madre; e suo figlio Guido, per me "Gheghe", era una specie di fratello. Leggendola in questi suoi ricordi, ho trovato quasi sempre una storia che conoscevo, sia pure a frammenti; e l'ho goduta, come sempre succede in questi casi. Posso dire però di averla ritrovata in una dimensione alquanto diversa da quella familiare, sotto una luce che la fa particolarmente apprezzare. Era una donna nuova, che in un certo senso precorre i tempi, perché Annetta non si rifugiava in ruoli subalterni, non rinunciava alla propria personalità , una donna che non temeva neppure di rompere schemi di comportamento consolidati da generazioni e aveva avuto il coraggio, in tempi non facili, di mettersi in contrasto col suo ambiente per seguire il suo ideale di donna emancipata. La sua stessa vita dimostra che tutto questo non ha leso né la sua "femminilità " né la capacità di essere la compagna e fedele sostenitrice di un uomo geniale come Giorgio Fano, un uomo singolare e non facile, dotato di grande fantasia, di creatività , assieme a un rara profondità di pensiero, condita con un permanente entusiasmo giovanile che gli permetteva di giocare e scherzare con noi bambini, accolto come se fosse stato uno di noi. Una vita, questa, drammatica e sofferta; ma anche largamente gratificata. E tale da poter dire molto anche a coloro che la leggeranno oggi, a coloro che non hanno fatto in tempo a conoscerla, la mia cara vecchia Annetta." (Amos Luzzatto)
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