Ricomporre l'infranto. L'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah
Essersi trovati faccia a faccia con l'indicibile, essere giunti vicini a diventarne vittime, è una prova unica, terribilmente difficile psicologicamente e moralmente. La reintegrazione risulta particolarmente dolorosa. Nel frattempo la generazione colpita da questa immane tragedia si è assottigliata. Meghnagi cerca di analizzare l'esperienza dei sopravvissuti alla 'Shoah' affrontando il tema dell'elaborazione del lutto collettivo attraverso quattro figure chiave: quella del "custode" Marek Edelman, medico e leader del Bund, vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia; del "testimone", lo scrittore Primo Levi; dell"'eretico' Isaac Deutscher, biografo di Trockij; del "mistico" Gerschom Scholem, amico di Walter Benjamin e storico della "Qabbalah". Da angolature e con prospettive diverse, essi rappresentano tutti coloro che si sono misurati con il male assoluto. Nella crisi che ha coinvolto le grandi narrazioni del Novecento, la memoria della 'Shoah' ha finito per riempire un vuoto identitario e di appartenenza. Una situazione in cui alle luci si mescolano le ombre cosicché, per una logica perversa, gli ebrei possono oggi paradossalmente ritrovarsi nel banco degli imputati con l'accusa di "coltivare una rendita di posizione" o, peggio, di passare "dal ruolo di vittime a quello di carnefici". Pericoli di un nuovo antisemitismo in un mondo attraversato da conflitti esacerbati dai terrorismi e da pulsioni fondamentaliste sui quali l'autore richiama l'attenzione.