La morale è una favola
A una prima occhiata, queste pagine appaiono come divagazioni filosofiche e spigolature a ruota libera che sfiorano i temi più diversi, saltabeccando da Nietzsche a Spinoza, da Leopardi alle neuroscienze, dall'etologia a Chomsky, da Joyce al nichilismo, da Severino a Magris. In realtà questa dispersione è solo apparente, in quanto il filo del discorso ribadisce dall'inizio alla fine un'unica tesi di fondo: non siamo liberi, non c'è traccia di libero arbitrio in nessun comportamento umano, qualunque morale è priva del benché minimo fondamento. L'autore, pervicacemente agnostico, dichiara di non avere certezze, ma su questa tesi a-moralistica non ha titubanze: ogni nostro atto è sempre frutto di fattori occasionali, è sempre dettato da caso e necessità, non è mai libero, come non è mai libero ogni nostro pensiero. Naturalmente gli si potrebbe obiettare: se sei agnostico, come fai a essere così sicuro e perentorio? A questo interrogativo, più che legittimo, l'autore teme di non poter dare una risposta adeguata, anche se non dispera che qualche lettore sia in grado di suggerirgliela.
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