Se piango, picchiami
Marcella Belmonte di suo non ha niente. Non il cognome, che ha preso in prestito dal marito Carlo, piacente e stimato oncologo appartenente a una delle più illustri famiglie di Napoli, e neanche il nome di battesimo che proviene da quello del netturbino che la trovò in fasce dentro un bidone della spazzatura. Marcella non sa chi è. Cresciuta in orfanotrofio, è una ribelle, tanto più pericolosa in quanto silenziosa, difficilmente individuabile, e perfettamente in grado di custodire i più scabrosi segreti. Conduce, infatti, in perfetto silenzio una doppia vita: da un lato è la moglie irreprensibile di Carlo, e madre affettuosa di un bambino di dieci anni, ma in segreto è l'amante appassionata e prepotente di Lucio, a lei legato fin da bambino, quando erano entrambi rinchiusi in orfanotrofio. A Pozzuoli, dove la donna lavora come maestra elementare, nessuno è a conoscenza di questa relazione. Marcella frequenta Lucio sotto gli occhi di tutti, come fosse un amico fraterno, e gli ha addirittura trovato moglie, la petulante Nora, che insegna nella sua stessa scuola. Le sofferenze patite nell'infanzia e l'umiliazione di una nascita così indecorosa hanno alimentato in lei il bisogno di crearsi un proprio universo morale, estraneo a regole e codici prefissati. Integra e testarda tra persone fragili, incerte o corrotte, Marcella difende tacitamente una sua idea di libertà. La vergogna delle sue origini continua però a tormentarla. Il suo sogno è quello d'incontrare una donna in cui illudersi di poter riconoscere sua madre. E la cosa tremenda dei sogni è che talvolta si avverano...
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