Carlo Scarpa. L'architetto e le arti. Gli anni della Biennale di Venezia 1948-1972
Carlo Scarpa collabora con La Biennale di Venezia per più di trent'anni. Seguendo il filo di questa esperienza, si svela la fitta trama di relazioni che lega uno dei protagonisti dell'architettura del Novecento al 'milieu' culturale veneziano, animato da artisti, studiosi, collezionisti come Carlo Carrà, Bruno Zevi, Peggy Guggenheim. Il contatto giornaliero con queste personalità stimola Scarpa a compiere una estesa riflessione sulle arti figurative: l'opera di Klee, Kandinskij, Mondrian, la ricerca di matrice 'De Stijl' e molte altre. Proprio il rapporto con le arti - fondamentale nella maturazione del linguaggio architettonico scarpiano - trova una chiave di lettura nella ricostruzione del suo lavoro alla Biennale. Ugualmente importante si rivela il ruolo dell'istituzione nel propiziare l'incontro con alcuni dei maestri che più ammira - Hoffmann, Neutra, Aalto, Kahn - la ricerca dei quali lascia un segno riconoscibile nei suoi percorsi progettuali. Così è anche per l'opera di Wright, come dimostrano le strutture scarpiane realizzate per l'ente: il padiglione del Libro (1950), l'ingresso con biglietteria (1952), il padiglione del Venezuela (1953-56). Attraverso queste esperienze, Scarpa può acquisire fonti figurative e architettoniche che gli consentano di avviare il processo progettuale e definirne le linee fondanti. Da questo punto di vista, la collaborazione con la Biennale di Venezia gli offre l'opportunità straordinaria di trovare nuovi motivi di ricerca, rivelandosi imprescindibile nella lettura della sua opera architettonica e di allestitore.
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