Tutto il teatro. 1.1870-1873
Il teatro italiano adesso? Non vi stupite se io non ne dico un gran bene. Quelli che adesso scrivono di teatro in Italia sono pochi e non hanno una sicura coscienza dell'arte loro, sono irresoluti, procedono a tentoni, ora seguendo la moda del pubblico, ora seguendo la moda letteraria... Io non ammetto in un lavoro teatrale la tesi, ma ammetto uno scopo morale... ma il peggio è nella tesi scientifica, perché lì poi il dramma non serve proprio a nulla. Il verismo a teatro è stato in gran parte una esercitazione vana... Gli attori buoni sono pochissimi; non ve ne ha di mediocri ché la grande turba è pessima. Molti, quando sono stati rifiutati da tutte le professioni, si mettono a fare i comici... In Italia manca un vero centro etnico, e il teatro, che è la riproduzione intensa della vita, è essenzialmente regionale e richiede quindi la forma dialettale... Un'altra ragione di questo mio scrivere in veneziano è tutta sentimentale: per me era doloroso di vedere il teatro veneziano, la tradizione goldoniana nobilissima decadere, come è decaduto il teatro piemontese, napoletano, e alla bella impresa ho dato tutte le mie forze. (Giacinto Gallina, in un'intervista a Ugo Ojetti, Roma, marzo 1895)
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