Il mito sulla scena. La tragedia ad Atene
La tragedia attica è la più grande invenzione e l'eredità più importante della Grecia antica. Nello stesso tempo è anche l'opera più sovraesposta e soggetta quindi - nel tempo - a ogni sorta di manipolazione ideologica e letteraria. Oggi noi assistiamo a delle messe in scena fedeli alla lettera dei testi, o totalmente arbitrarie, ma, nell'un caso come nell'altro, siamo ben lontani dal percepire lo spirito e rivivere l'atmosfera di quello spettacolo unico che fu la rappresentazione teatrale per il popolo di Atene. Il coinvolgimento totale della città, la precisa, ferrea organizzazione del cerimoniale, la competizione fra gli autori, la rigida selezione dei testi e infine i sei giorni della 'festa': spettatori, autori e attori coinvolti in una molteplicità di rituali, esibizioni, spettacoli, tra musiche, danze, processioni, performances singole e collettive. Una festa, un gioco multiforme, un patrimonio di cultura, una ricchezza di valori di cui non ci rimangono che pochi resti: trentadue tragedie e un dramma satiresco legati ai nomi di Eschilo, Sofocle ed Euripide. In questo saggio, assolutamente nuovo e originale per i criteri di impostazione, Guido Avezzù cerca innanzitutto di ricostruire un'atmosfera, di recuperare il respiro di un'epoca nel momento della sua massima felicità espressiva. Sceglie poi di 'dipanare' la storia delle opere rimaste, spezzando gli schemi che le legavano ai singoli autori e le isolavano in una serie di medaglioni rigidi e distinti fra loro. Cadono così le 'cornici' tradizionali, le ombre della storia si allungano sulle vicende obbligate del mito, il mito stesso si trasforma nelle mani dei drammaturghi, creando una rete di rapporti fra i rispettivi drammi, responsioni indirette fra un autore e l'altro, rivelando nuovi significati, trovando nuove soluzioni, sollecitando nuove risposte agli interrogativi sollevati dai racconti della tradizione. Di anno in anno è così possibile ricostruire, attraverso le opere, le tappe di un percorso artistico e storico e nello stesso tempo verificare, anno per anno, quanto è andato perduto per sempre e misurare il vuoto da cui i pochi drammi a noi pervenuti per intero emergono ancora più ambigui e misteriosi, nel segreto di un'appartenenza che i posteri cercano ancora di decifrare.