Professione spia. Dal fascismo agli anni di piombo cinquant'anni al servizio del KGB

Professione spia. Dal fascismo agli anni di piombo cinquant'anni al servizio del KGB

Fin dal 1932, quando era un giovane appassionato comunista e lavorava per l'ambasciata sovietica in veste di traduttore dal russo, Conforto ha spiato per conto del KGB. L'ha fatto fino al 1979. E forse sarebbe andato avanti ancora senza un clamoroso incidente di percorso: nel maggio di quell'anno, a casa di sua figlia Giuliana, la polizia trovò nascosti i brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda, in fuga dalle BR dopo l'omicidio Moro. Ma la vicenda è più sfuggente di quanto appaia a prima vista: Conforto fu arrestato una prima volta dalla polizia fascista nel 1933, tenuto in isolamento per mesi, e per salvarsi presentò un'umiliante supplica a Mussolini. Da quel momento la sua vita sembra trasformarsi radicalmente: ha rapporti organici con l'Ovra e intanto mantiene il collegamento con gli agenti di Mosca. Diventa un maestro del doppiogioco. Finché non lo arrestano nel 1942, lo tengono in carcere un anno, poi lo deportano in Germania, ma si salva. Nel dopoguerra, inossidabile a tutto, Giorgio Conforto riprende la 'professione' segreta di spia accanto a un'intensa attività pubblica di militante socialista e anticlericale. Sempre e apertamente filosovietico. Anche troppo, considerando gli anni della guerra fredda e le precauzioni che ci si dovrebbero attendere da una spia del KGB. E quindi, in conclusione, il dubbio: per chi lavorava veramente Giorgio Conforto?
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