Fuoco su Babilonia
Immaginate un elegante bordello omosessuale nella Berlino della grandeur nazista: è lì, in quell'atmosfera viziosa e ovattata, che Spiegel, stupendo efebo creolo esemplarmente figlio di una prostituta, si educa, con pazienza e ostinazione, all'obbedienza e alla dignità, al piacere e alla bellezza e, persino, alla verità. Ne avrà bisogno il ragazzo negli anni terribili che gli toccherà traversare, deportato negli orribili lager, al pari di ogni altro trasgressore dell'ordine nuovo, e poi insperatamente sopravvissuto in un dopoguerra desolato e sulfureo. Valentina Brunettin sorprende il lettore con questo imprevedibile affresco della devastazione, nella quale tuttavia i valori dell'umanità resistono indomiti, proprio come i fiori di campo che, dopo una lunga tempesta, si aprono variopinti e radiosi ai primi raggi del nuovo sole. Se c'era bisogno di una professione di fede da parte delle più giovani generazioni, questo romanzo d'esordio di una scrittrice ventenne ce la offre integra e ingenua, forte e disincantata, come mai avremmo creduto possibile.
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