Alain Resnais. Il metodo, la creazione, lo stile
"Davanti a un foglio bianco - spiega Alain Resnais - mi blocco: per scrivere poche righe sono capace di impiegare tre o quattro pomeriggi". Per questa ragione, il regista di "L'anno scorso a Marienbad" non ha mai affidato direttamente alla penna le sue riflessioni sul cinema, sulla tecnica cinematografica, sulla sua opera. In compenso ha sempre avuto un cordiale, costante rapporto con il mondo del giornalismo: nel corso di tutta la sua carriera ha concesso, con generosità, interviste anche molto lunghe e assai articolate. Suddivisi per tema e riletti in successione, questi interventi costituiscono un interessantissimo racconto, insieme saggio critico, rievocazione di un'epoca e momento d'autoanalisi. Non si tira mai indietro, Resnais: sollecitato dalle domande, affronta ogni genere di questione, spiega il suo punto di vista, discute della sceneggiatura e del ritmo, della colonna musicale, dell'importanza della recitazione e dello statuto del cinema, della necessaria collaborazione con l'intera équipe del film; dichiara il suo amore per certo tipo di cinema e spiega la sua tecnica di lavoro, le sue preferenze come spettatore e il peculiare rapporto con il pubblico, vero filo rosso di tutta la sua produzione. Grazie a queste interviste - per la prima volta raccolte in volume - è possibile ricostruire il percorso creativo di uno dei principali registi del cinema moderno, verificando come - dal 1948, anno dei primo intervento, a proposito del cortometraggio "Van Gogh", ai giorni nostri - Resnais sia rimasto fedele a molte delle sue intuizioni giovanili e al contempo le abbia trasformate e rinnovate attraverso un continuo lavoro di ripensamento. Giacché il cinema, per lui, da sempre si colloca in un rapporto non lineare né semplice con la realtà e contribuisce a porre questioni sul tempo, la coscienza, l'inconscio, l'oblio, la memoria, l'immaginario soprattutto.
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