Homo felix
Il romanzo muove da un evento quanto mai verosimile: un Tir che precipita su una baia tirrenica l'11 agosto del 1999, nell'ora mitizzata dell'eclissi. Una sciagura da cui si salva, ancorché malridotto, colui che narra: Samuele, dimezzato autore di telefiction, mentre la statuaria compagna dalmata giace ai confini della vita e della morte. Costretto dalle necessità quotidiane a inventarsi mestieri complementari, Samuele dice sì a un lavoro a termine che gli offre un ex compagno di liceo, il conterraneo abruzzese Felice Gaudioso, rampante fortunatissimo e affermato analista finanziario nel cuore di Londra. Geniale, ricco, cinico, Felice si scopre d'un tratto vittima del 'mal du pays', un malessere di natura arcaica pressoché inconcepibile nel circuito degli interessi metropolitani che modellano la sua esistenza. Da qui, il bisogno di recuperare un legame affettivo col microcosmo d'origine e progettare, nel ruolo di investitore no-profit, un radicale mutamento dell'antico borgo montano, a partire dal vituperevole toponimo... Obbligatorio tacere lo sbocco delle vicende che interferiscono sotto l'occhio - parrebbe -del Caso, sempre un po' perfido nel gioco romanzesco.
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