La fine del canto

La fine del canto

La bella Mirele vive in uno 'shtetl' dell'Europa orientale d'inizio Novecento. Anche se intorno a lei il mondo sta cambiando, le sue giornate scorrono monotone: la vita di provincia, opprimente e restrittiva, è una costrizione intollerabile da cui Mirele sogna di fuggire. Così si lascia corteggiare da uomini perdutamente innamorati, attraverso i quali cerca e s'illude di poter trovare una definizione della propria identità. L'interruzione sistematica di tutti i rapporti e del fidanzamento, una dolente necessità per Mirele che non trova corrispondenza tra aspirazioni e realtà, viene momentaneamente sospesa da un matrimonio frutto del caso e di una ormai inerte indifferenza. Ma neppure il trasferimento in una città più grande e moderna porta i cambiamenti sperati. Preda di un profondo malessere, Mirele è vittima delle sue contraddizioni e di quelle del suo tempo. Mentre la borghesia ebraico-russa vive grandi trasformazioni, assiste incerta al tramonto dello 'shtetl' della tradizione religiosa senza riuscire ancora a credere in un progetto futuro, Mirele, in quel fragile e furioso momento di passaggio, sembra incapace di volgersi al passato per trarne consolazione e di confidare in un destino nuovo. E' una donna in rivolta, che vive la propria lacerazione indugiando in una dimensione di assente indifferenza, impietosa nella tagliente analisi della realtà che la circonda, una di quelle difficili, spigolose, affascinanti protagoniste alle soglie del mondo moderno.
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