Paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato (Il)
La capacità di percepire e di costruire il paesaggio coniugando la coscienza ecologica con la propensione a difendere le identità e la memoria che vi sono riflesse, è divenuto un obiettivo ormai imprescindibile per l'uomo contemporaneo. La metafora del paesaggio come teatro, suggerita dall'autore, è una chiave di lettura che ci porta a riflettere sul valore e sull'incidenza che ogni nuovo scenario può avere sull'uomo e sulla sua propensione a rispecchiarvisi e a sentirlo come proprio. Partendo da queste premesse il libro racconta come nel tempo e nello spazio si sia esplicata la capacità umana di costruire il paesaggio-teatro, nel quale si incontrano e si annodano cultura e natura; come oggi tale capacità possa crescere solo con una adeguata "educazione a vedere" estesa all'intera società, che senta il paesaggio come manifestazione di sé, della propria cultura, del proprio modo di rapportarsi con gli spazi di vita. In tal modo la nozione di paesaggio riunifica sotto un comune denominatore le conoscenze dei naturalisti, dei geografi e degli storici, il sentire degli artisti e dei poeti, la progettualità degli architetti e degli urbanisti, tutti compartecipi dello stesso impegno: quello di far crescere l'attenzione per il mondo che ci circonda, sempre più violentato dalle forze brute dell'economia, capaci di distruggere passioni territoriali, di disarticolare armonie, talora ineffabili, tra uomo e natura.
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