L'isola che brucia
C'è un'isola in mezzo al mare - che è in primis un vulcano attivo -, c'è un agosto torrido (lo scirocco la fa, ahinoi! da padrone) e c'è, in un luogo imprecisato, un corpo sepolto sotto la sabbia che attende paziente di essere scoperto. L'isola è Stromboli (Eolie, provincia di Messina, Italia) sulla quale ballano la loro (forse) ultima estate un gruppo di personaggi che, alternativamente, si amano, si detestano, si uccidono. Una o più famiglie non solo anagrafiche, ma elettive. Le parentele dell'affetto, insomma. I nostri, ignari del pericolo incombente, chiacchierano su terrazze ombreggiate da folte buganvillee, cenano a lume di candela, passeggiano in paese davanti alla casa dove dormì Ingrid Bergman nel 1949, vanno in barca sotto la Sciara del Fuoco a vedere le primordiali eruzioni di Iddu, il vulcano, la cupa montagna protagonista assoluta dell'oscura vicenda. E tra di loro c'è chi cura con amore l'isola trasformando inaccessibili pietraie in giardini incantati, chi nasconde da trent'anni un insanabile rimpianto, chi prova un irresistibile brivido nel sedersi a tavola accanto a una principessa con circa ventitré predicati, chi s'immalinconisce al repentino cadere della sera, chi si sente a disagio accanto a un marito di rara cafoneria, chi ama (riamato) chi l'ha salvato. E, ancora, chi prega tanto da farsi venire il mal di testa, chi ciabatta in cucina in un'allegra sinfonia domestica, chi attraversa l'oceano per tornare e non andarsene più, chi intuisce che l'isola lo intrappolerà (dolce trappola) per sempre. Nel breve volgere di quattro giorni s'incrociano i destini di molti amanti e amici, cani, gatti e altri animali, vegetali e minerali, mentre, notturno e bruciante, si stempera un agghiacciante enigma sotto il vulcano. Enigma che, essendo di natura umana, è soprattutto l'eterna, crudele commedia dei sentimenti.
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