L'urlo
"Aveva di che in zucca, da ammobiliare venti manicomi" (Céline) è l'epigrafe de L'urlo, una storia che confonde uomini e animali poiché la folle violenza delle bestie chiuse nello zoo è simile a quella dei giovani dentro la loro "gabbia" che è la scena metropolitana della Milano degli anni novanta. I due protagonisti (gli animali più pericolosi) finiranno per annientare Sophie, la più debole, segregandola, torturandola, violentandola, trasformandola in una bambola di carne da martoriare, con una sorta di delirante e fredda liturgia.
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