Rappresentare l'irrappresentabile. La Grande Guerra e la crisi dell'esperienza
"Una cosa è chiara: le quotazioni dell'esperienza sono cadute e questo in una generazione che, nel 1914-1918, aveva fatto una delle più mostruose esperienze della storia mondiale. Non si poteva già allora constatare che la gente se ne tornava muta dai campi di battaglia? Non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile. Una generazione, che era andata a scuola ancora con il tram a cavalli, stava, sotto il cielo aperto, in un paesaggio in cui niente era rimasto immutato tranne le nuvole, e nel centro - in un campo di forza di esplosioni e di correnti distruttrici - il minuto e fragile corpo umano". In questo noto, folgorante passaggio di uno scritto del 1933, Walter Benjamin condensa l'assurdo che sprigiona, ancora oggi, dall'esperienza della grande guerra, alla sua radice irrappresentabile. L'ampia ricerca a carattere interdisciplinare (filosofia, estetica, cinema, letteratura, linguistica, storia) che il volume presenta - condotta, tra gli altri, da alcuni studiosi nazionali e internazionali - considera la grande guerra, proprio a partire da questa traccia cruciale e a cento anni di distanza dalla sua deflagrazione, come nostra contemporanea. In particolare, mette a fuoco un carattere tragico dell'intero Novecento che la prima guerra mondiale avrebbe rivelato in tutta la sua crudezza: come fare esperienza, di fronte all'orrore, di ciò che non possiamo raccontare perché letteralmente inumano? Il volume esplora temi, autori e costellazioni di problemi che si collocano nel prisma culturale sollevato da questo interrogativo.
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