Amarsi male
"Dopo una decina di libri esemplari e decenni di un esercizio di stile impeccabile, dopo una galleria di ritratti di oscuri piccolo-borghesi condannati ora alla solitudine e ora al silenzio, quando non ad entrambi, e comunque sempre sull'orlo di una progressiva decomposizione fisica e morale, Antonio Debenedetti è stato finalmente riconosciuto autentico maestro del racconto, nel senso non tanto del narrar breve, quanto di disegnare, o piuttosto incidere, immagini di un'umanità disperata sulla soglia di una dissoluzione, che trascina con sé il mondo, la società e la cultura. I quattordici racconti di questo piccolo capolavoro che è "Amarsi male" sono stati scritti e pubblicati negli ultimi quindici anni e rappresentano bene il vertice di una ricerca spietata e persino crudele dell'origine di un mal di vivere diffusosi come un'epidemia pestilenziale, che ha corroso i sentimenti che nel tempo trascorso tenevano insieme cose e persone, lasciandosi dietro un vuoto paradossalmente pieno come una discarica di periferia, dove si spegne anche il 'buio sorriso' di un inverno che non ha fine. A tenere insieme questa serie di figure 'stinte' dalla stanchezza e al tempo stesso 'slentate' dalla incipiente senilità, c'è un umore estroso, alimentato dall'invidia dell'altrui benessere e acceso da una forza autolesionista, della quale Alberto Moravia si era subito accorto. Eppure da queste pagine amare emana una luce al tempo stesso livida e abbagliante..." (Cesare De Michelis)